Water footprint: cos’è e perché è importante – Doc

Water Footprint: Cos’è e perché è importante – Doc

Water footprint: cos’è? A cosa serve? Che impatto ha nelle nostre vite? E perché è tanto importante per la salvaguardia dell’umanità?

Facciamo chiarezza sull’argomento con il biologo Jacopo Morroni.

Cos’è il water footprint?

Il Water footprint è un metodo di analisi che cerca di stimare qual’è l’impatto sul patrimonio idrico di una determinata attività umana, di un prodotto umano, ma anche di singoli o comunità. Per stimare l’impatto sul patrimonio idrico, s’intende proprio stimare esattamente quanti litri di acqua vengono utilizzati per produrre, ad esempio, un determinato prodotto: questi sono molti più di quelli che ci si potrebbe aspettare.

L’esempio classico che può aiutarci a comprendere meglio questo strumento, può essere la tazzina di caffè che tutti noi siamo abituati a bere, quotidianamente. Verrebbe spontaneo pensare che, parlando di consumi di acqua in relazione al caffè in moka, si stia parlando della quantità di acqua contenuta nella base inferiore della macchinetta. Non è così: per dare una stima approssimativa e variabile, servono circa 240 litri di acqua per ogni singola tazzina. Litri che servono durante tutto il processo che porta il caffè dalla piantagione sino alle nostre dispense. Parliamo in questo caso anche di acqua virtuale, cioè l’acqua che noi non vediamo direttamente, ma è coinvolta nella filiera produttiva, in questo caso, della pianta di caffè. Dunque pensiamo anche all’acqua necessaria alla maturazione e alla crescita della pianta in oggetto; pensiamo all’acqua inquinata, durante la raffinazione del caffè; pensiamo a tutti i consumi di acqua durante il trasporto del prodotto… Ogni singola fase della filiera produttiva può produrre una perdita di acqua virtuale e quindi alla fine il risultato che abbiamo su ogni prodotto – attività è di gran lunga superiore a quello che si può pensare. Per fare un’altro esempio, un hamburger, secondo il water footprint, “consuma” circa 2500 litri d’acqua.

Per entrare nello specifico e capire in maniera più approfondita il concetto, diciamo che l’analisi sull’acqua viene divisa in tre categorie: acqua blu, ossia l’acqua dolce, l’acqua di falda, che viene effettivamente utilizzata per avere un dato prodotto, sia essa incorporata, sia che essa venga adoperata nel processo produttivo; l’acqua verde, che rappresenta quella porzione di acqua piovana che non contribuisce al discellamento quindi non ritorna al mare, ai fiumi o non torna alla falda acquifera (dove anche questa può essere persa ad esempio per evaporazione nei processi agricoli); l’acqua grigia, concetto molto interessante e che non si riferisce solamente alla quantità di acqua inquinata ma si riferisce a quanta acqua io devo utilizzare per ridurre l’inquinamento dell’acqua che ho effettivamente inquinato a livelli standard. Quest’ultima non considera solamente quanta acqua io persona – azienda abbia inquinato per la produzione o per l’attività in questione – ad esempio un litro – ma considera il successivo passaggio necessario a che quell’acqua inquinata torni a dei livelli salubri. Concetto questo interessante perché coinvolge quantità d’acqua molto grandi.

Un’altro concetto affine, infatti, è quello del water footprint assessment che, in poche parole, è un’analisi ancora più approfondita, che coinvolge la verifica effettiva di tutti i consumi idrici, sia in termini di acqua virtuale che di quella reale. Segue, un’analisi anche locale, quindi legata ad una realtà geografica specifica dell’attività o del prodotto in oggetto, riguardo la sostenibilità effettiva, alla luce delle nuove informazioni raccolte, ottenute grazie al waterfoot print. Fase finale del Waterfoot print assestment*, è la fase di analisi, che serve a capire come ridurre l’utilizzo dell’acqua consumata per l’attività o per la creazione del prodotto in questione.

Regole e comportamento base da tenere in funzione del WFP

Regole da tenere alla luce del water footprint, vere e proprie non ce ne sono, o meglio, sono quelle base che ognuno di noi può adottare riguardo all’utilizzo e al consumo dell’acqua. Nello specifico, ridurre i propri consumi idrici, soprattutto nei piccoli gesti quotidiani che hanno, come abbiamo visto, un forte impatto: l’acqua è un bene comune e questo strumento ci aiuta a prendere consapevolezza del fatto che il patrimonio idrico non è infinito e men che mai eterno, e che è in mano all’uomo, per quanto riguarda il suo mantenimento.

Grazie al Water footprint, insomma, abbiamo un’idea ben precisa di quelli che sono i consumi medi per ogni singola attività / prodotto contenente o che utilizza acqua nel processo di produzione, portando al singolo cittadino una consapevolezza precisa di come ogni sua attività, ogni prodotto che consuma, abbia un’impatto profondo sul patrimonio idrico del luogo in cui si trova.

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Pubblicato da extratv

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